Il Sudan e le stragi nel silenzio
Il Sudan e le stragi nel silenzio
What’s Left of Sudan After a Year At War?
What’s Left of Sudan After a Year At War?
Op-Ed / Africa 3 minutes

Il Sudan e le stragi nel silenzio

Non ci sono più villaggi da bruciare», ha detto la settimana scorsa Daniel Augstburger, funzionario Onu per gli aiuti di emergenza. Dopo più di un anno di guerra una calma inquietante è calata su gran parte del Darfur, regione occidentale del Sudan.

Ma il solo fatto che i villaggi del Darfur siano stati rasi al suolo dal fuoco non significa che per i civili brutalizzati della regione l´orrore sia finito. La milizia araba "Janjaweed", appoggiata dal governo, continua la sua campagna di omicidi e stupri di massa ai danni delle tribù nere africane del Darfur. Il governo sudanese non solo aiuta la Janjaweed nelle sue azioni di scatenata violenza fornendole denaro ed armi, Khartoum appoggia i miliziani anche tatticamente, con bombardamenti aerei dei villaggi.

I miliziani della Janjaweed hanno radunato i civili in campi - che alcuni a ragione definiscono "campi di concentramento" - in cui ora stanno morendo lentamente di malattie e malnutrizione. La stagione della semina di quest´anno è andata perduta, le riserve di grano sono state deliberatamente fatte bersaglio di distruzione e il governo continua ad impedire agli aiuti umanitari di raggiungere gran parte dei darfuriani deportati.

Finora questa feroce campagna è costata la vita a decine di migliaia di civili. Più di un milione di persone sono state deportate entro i confini del Sudan e altre 11mila sono fuggite nel vicino Ciad facendo sì che la condotta di Khartoum non solo rappresenti una minaccia interna, ma una seria minaccia alla pace nella regione. Usaid stima che altre 100mila persone rischiano di morire per la disperata situazione umanitaria esistente nei campi. In breve il governo del Sudan sta conducendo una guerra devastante, prossima al genocidio, contro i suoi stessi cittadini.

Abbiamo già visto tutto questo, dopo tutto. Per anni nel corso del conflitto con l´Esercito di liberazione del popolo Sudanese (Spla) il governo ha attaccato i suoi cittadini. Nei mesi scorsi però Khartoum ha rivolto le sue attenzioni omicide alla popolazione del Darfur, sospettata di aiutare due altri gruppi di ribelli l´Esercito di liberazione Sudanese (Sla) e il Movimento giustizia e uguaglianza (Jem)

Il profilarsi di un progresso nei negoziati di pace tra governo e Spla ha contribuito in realtà al crollo del Darfur. Lo Sla, e in seguito il Jem, hanno interpretato l´accordo di pace tra le due parti come la propria estromissione dal futuro del Sudan, così hanno imbracciato le armi. Questo ha scatenato l´odio di Khartoum sotto forma delle milizie Janjaweed assoldate contro la popolazione civile del Darfur.

Esiste il forte sospetto che il governo abbia tirato alla lunga le trattative con lo Spla semplicemente per dare tempo a quest´ultimo di dirigere le risorse militari sul fronte del Darfur. In ogni caso Khartoum ha quasi sicuramente calcolato, e in maniera esatta, che la comunità internazionale sarebbe stata riluttante a denunciare le sue azioni nel Darfur nell´allettante imminenza di un accordo tra governo e Spla. Ma le atrocità commesse nel Darfur con l´avallo del governo sono troppo terribili e troppo diffuse per poterle ignorare.

Sia gli aggressori arabi che le vittime africane nere sono musulmani, ci si sarebbe quindi attesi di sentire quanto meno un appello alla misura da parte della Lega araba se non la condanna dei massacri.

L´Unione europea non ha agito meglio, offrendo nel migliore dei casi deboli parole. In una dichiarazione animata da buone intenzioni la presidenza irlandese dell´Ue il mese scorso ha semplicemente affermato che «è essenziale che il governo sudanese adempia al suo impegno di controllare le forze armate irregolari note come Janjaweed». Questa timida frase è giunta una settimana dopo che il presidente Bush aveva detto che il Sudan «deve immediatamente impedire che le milizie locali continuino a commettere atrocità ai danni della popolazione», nonché una settimana dopo che il Segretario Generale dell´Onu Kofi Annan aveva fatto riferimento alla "pulizia etnica" nel Darfur e aveva apertamente indicato la possibilità che sia necessario un intervento militare.

L´Europa deve mettersi rapidamente al passo e far sentire il proprio peso in seno al Consiglio di sicurezza dell´Onu. Si tratta di un peso considerevole: oltre ai membri permanenti, Francia e Regno Unito, attualmente fanno parte del consiglio anche Germania e Spagna nonché la Romania, paese candidato.

Insieme devono premere per una seduta di emergenza del Consiglio di sicurezza affinché venga preso in considerazione il caso del Darfur in una risoluzione che faccia chiaramente intendere al governo del Sudan che la strage nel Darfur deve cessare, deve essere garantito l´accesso agli aiuti umanitari e annullata la pulizia etnica. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe immediatamente autorizzare ogni misura tranne l´uso della forza contro il Sudan, ma anche ammonire Khartoum che se non cambia immediatamente rotta avrà come risultato l´intervento militare. Solo un ultimatum così diretto dimostrerà che la comunità internazionale fa sul serio quando dice "mai più", intendendo che non assisteremo passivamente ad un nuovo massacro di innocenti che si svolge sotto i nostri occhi.

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